Vedi Napoli e poi vivi

| sabato 28 marzo 2009

Una dimostrazione senza precedenti: 150.000 persone manifestano nella città italiana contro la mafia

Roma - Quando dal palco degli oratori ha iniziato a parlare Alessandra Clemente, su Piazza del Plebiscito a Napoli è calato il silenzio. “Benvenuti nella mia città” ha detto la ragazza sabato alle decine di migliaia di persone presenti. “Mia madre era Silvia Ruotolo. Quando la camorra l’ha uccisa, nel 1997, aveva solo 39 anni. E’ stato un assassinio folle, criminale, senza alcuna logica”. La madre aveva avuto la sfortuna di incappare in una sparatoria mentre rientrava a casa. “Vorremmo eliminare la rabbia, ma è impossibile. Però possiamo trasformarla in impegno, perché abbiamo il dovere di credere che le cose possano cambiare.”

Normalmente, negli ultimi anni, Napoli ha fatto parlare di sé come città della mafia, dei rifiuti e della miseria. Questo fine settimana invece si è presentata come città della speranza. Circa 150.000 persone provenienti da tutta Italia e da molti altri Paesi si sono riuniti sul Golfo, ai piedi del Vesuvio, in una delle più imponenti manifestazioni anti-mafia che l’Italia abbia mai visto. 30.000 erano solo gli studenti di 1500 scuole della Campania, regione messa in ginocchio dalla mafia, poi c’erano centinaia di parenti delle vittime, politici di sinistra e di destra, generali dei Carabinieri, semplici poliziotti, avvocati, scrittori, intellettuali. Molti hanno portato con sé le foto di quelli che sono morti. Altri si sono appesi dei cartelli al collo con scritto: “La camorra non serve a niente”.

Quest’anno l’organizzazione anti-mafia “Libera” di don Luigi Ciotti aveva scelto Napoli per ricordare le vittime della criminalità organizzata. Perché questo è il regno dei clan di camorra che si fanno la guerra tra loro lasciando sul terreno decine di morti ogni anno, che estorcono il pizzo per la protezione alla maggior parte dei negozianti, che si infiltrano nel mondo politico e amministrativo, che mettono insieme un bottino enorme sfruttando il traffico di droga, i prodotti contraffatti, la corruzione nel settore edile, il traffico di armi e lo smaltimento illegale dei rifiuti. La camorra è una delle più potenti e pericolose organizzazioni criminali in Italia, insieme alla ‘ndrangheta in Calabria, a Cosa Nostra in Sicilia e alla Sacra Corona Unita in Puglia. Secondo la Commissione parlamentare anti-mafia, che ha sede a Roma, le quattro organizzazioni hanno un giro d’affari di almeno 100 miliardi di euro all’anno. In questo periodo i clan approfittano anche della crisi economica generale e della scarsità di capitali, sfruttandole come occasioni per riciclare il denaro sporco.

La manifestazione di Napoli si è trasformata in un fortissimo “No” contro questo mondo sommerso. I partecipanti hanno sfilato per ore fino a raggiungere il luogo di ritrovo, piazza del Plebiscito. Qui don Ciotti si è rivolto ai mafiosi: “Fermatevi, ma che vita è la vostra? Ne vale la pena? Vivete in clandestinità o in carcere e se avete dei beni, prima o poi noi ve li confischiamo tutti, ve li portiamo via tutti.” Al termine, diversi oratori hanno letto ad alta voce i nomi delle 900 vittime di mafia, tra cui sacerdoti, imprenditori, poliziotti, politici, sindacalisti, giornalisti, ma anche donne e bambini capitati per caso sotto il tiro della camorra.

Tra le persone che hanno letto i nomi delle vittime è comparso, inaspettato, anche lo scrittore Roberto Saviano. Dalla pubblicazione del suo bestseller “Gomorra” vive nascosto, sotto costante scorta di polizia. Da tre anni non rientrava nella sua città, Napoli. Ha definito la grande manifestazione proprio nel cuore del terrirorio della camorra “un evento epocale”. Lo stesso hanno pensato molti dei manifestanti anti-mafia. “Vede tutti questi ragazzi? Loro sono il futuro dell’Italia”, ha detto un uomo dalla lunga barba bianca che è arrivato con la sua famiglia. Ma Alessandra Clemente, figlia della donna uccisa dalla camorra, ha detto che oggi, finalmente, può dire: “Grazie, Napoli”.

[Articolo originale di Stefan Ulrich]

[Italia dall'Estero]



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