ITALIANI ALL’ESTERO, VERO ORGOGLIO NAZIONALE

| sabato 28 marzo 2009

Italia dall'Estero: "ITALIANI ALL’ESTERO, VERO ORGOGLIO NAZIONALE.
Mentre il Governo taglia i fondi
1 Dicembre 2008
di Gabriele Mastellarini

Zurigo. Oggi vi parlerò di Mirko e Gaia. E di Mara. Di Patrick, Pinuccia e anche di Nadia. Tutti giovanissimi italiani in Svizzera. Alcuni nati fuori dai confini, figli di emigranti e con un cuore tutto italiano. Altri sono emigrati di recente per trovare all’estero ciò che l’Italia non offre. Gaia e Mara, ad esempio, sono due esempi dei “cervelli” italiani che varcano il confine per fare ricerca scientifica. Già, i “cervelli” nazionali che scappano: se ne parla ogni giorno sui giornali, magari per giustificare qualche provvedimento legislativo. Sinceramente pensavo non esistessero veramente e fossero degli esemplari mitologici oppure delle figure retoriche utilizzate dai giornali per incentivare allo studio. Invece esistono sul serio, in carne e ossa. Puoi parlarci, persino toccarli.

Sono loro il miglior biglietto da visita di questa nostra italietta che racconta solo le gesta di Renzo Bossi, il figlio del Senatùr bocciato per la terza volta alla maturità, mentre non spende una parola su Gaia, 27 anni di Bagheria, oggi ricercatrice a Losanna a studiare il tumore alla pelle.

Non si parla neanche di Mara che da Legnano è arrivata in Svizzera dopo essersi laureata a Milano. Vorrebbe tornare in Italia, ma la Svizzera le ha offerto un regolare contratto di lavoro per fare ricerca, senza nessun concorso. Lì le Università mettono un annuncio, gli studenti di tutto il mondo rispondono, fanno un colloquio e vengono assunti con un salario di circa 2.000 euro e con tutti i diritti di un altro normale lavoratore.

Gaia è incinta, continuerà fino al nono mese a fare il suo dottorato, poi avrà diritto a cinque mesi di matenità, regolarmente retribuiti. In Italia ai dottorandi danno 800 euro mensili, versati quando capita, senza riconoscere nulla. Dimenticavo: Gaia, Mara e gli altri “cervelli” italiani all’estero hanno facce pulite, umiltà da vendere (forse anche troppa…), nessun desiderio di apparire e conoscono benissimo almeno due lingue straniere. Parlano in inglese con gli altri componenti il team di lavoro e in francese con i tecnici dell’Università di Losanna. L’italiano lo “usano” per comunicare con gli altri connazionali. E’ il caso di Mirko, 28enne nato a Zurigo da madre pugliese, ricercatore sempre a Losanna dove si occupa di batteri nocivi per l’uomo. A lui l’Italia non ha dato nulla in termini di formazione, non ha offerto un’occasione di lavoro né di studio, eppure Mirko di svizzero-tedesco ha solo l’accento un po’ bolzanino, quello che ti fa dire “penzione” anzichè pensione. Il suo modo di pensare, di comportarsi, di agire è rigorosamente italiano. Come il suo cuore. Legge giornali italiani. Libri italiani. Guarda in tv il commissario Montalbano e tifa Italia ai mondiali. Insieme agli altri amici (come Patrick che di lingue ne parla cinque) si è inventato il sito www.italiadallestero.info, dove vengono tradotti gli articoli della stampa mondiale che parlano dell’Italia. Mirko, Gaia, Mara e gli altri non hanno bisogno di queste “versioni”, perchè loro le lingue le conoscono sul serio. Eppure lo fanno gratuitamente solo per amore dell’Italia. E quel sito in pochi mesi ha già più di 10.000 accessi mensili, oltre 50 collaboratori ed è organizzato come una macchina perfetta (doppio controllo per ogni traduzione, provare per credere), quasi fosse fatto a tempo pieno e lautamente pagato. Mentre è fatto per passione nelle poche ore disponibili fuori dall’Università.

La stessa passione che vedi negli occhi di Pinuccia e Nadia, di stanza a Casa Italia, l’edificio di Zurigo dove campeggia il tricolore. Lì c’è una scuola per bambini, si organizzano eventi e “fanno il caffè più buono di tutta Zurigo”, mi confida Walter De Gregorio, uno dei giornalisti più importanti in Svizzera. Nato nel Cantone di Agrovia da genitori italiani (papà di Benevento e mamma di Treviso). Walter ha 43 anni ed è responsabile dei contenuti sportivi del gruppo “Blick”, tra i più importanti in Svizzera. In passato, De Gregorio ha girato il mondo come reporter per il quotidiano elvetico ”Weltwoch” e per cinque anni (dal 2000 al 2005) è stato anche corrispondente in Italiaper il tedesco “Die Zeit”. “Ho preso il passaporto svizzero appena sei mesi fa”, mi confida mentre lo guardo basito. Ma a lui cosa ha dato il Belpaese? Nulla. Eppure Walter si sente più italiano di molti dei nostri politici. “Per me l’Italia parte da Roma e arriva fino al profondo Sud”, confida toccandosi il cuore. Walter è stato invitato per un evento a Casa Italia più di un mese prima, ha risposto dopo pochi minuti con una e-mail e si è presentato al giorno prefissato senza chiedere ulteriori telefonate. In Italia, se si invita un giornalista del suo calibro a una serata è necessario “corteggiarlo” per mesi e mesi con telefonate e lettere, con il rischio che, all’ultimo momento, dia “buca”. “So come si comportano i colleghi italiani - ammette Walter - ma qui è diverso”.

A “Casa Italia” puoi incontrare anche Antonio, nato a Zurigo e oggi importante riferimento di una multinazionale britannica delle telecomunicazioni. “Quando vado agli incontri con altri manager europei e si parla solo in inglese, quelli italiani mi danno un colpetto di gomito e mi chiedono: ma che ha detto?”, confida sorridente. “Se in Svizzera sparissero gli Italiani, il livello economico e sociale di questo Paese scenderebbe sotto lo zero”, ma quando gli chiedo se vuole tornare in Italia lui sorride e replica: “No, grazie, resto qui, ma il mio cuore è dall’altra parte delle Alpi”. La sorella di Antonio (della quale, colpevolmente, non ricordo il nome) ha scelto di tornare nella sua Catania dove è praticante avvocato in un importantissimo studio. “Scuole in Svizzera, ma Università in Sicilia dove spero di poter restare, anche se di occasioni per emergere ce ne sono molto poche rispetto a qui”, ammette con un pizzico di amarezza.

Percorso inverso per Nadia, un’abruzzese a Zurigo: “Nata in Svizzera, liceo a Teramo e da cinque anni impiegata a Casa Italia”, racconta addentando una pizza in una delle tante serate con gli amici italiani, mentre Pinuccia si dà da fare per organizzare l’ennesimo evento tricolore a Zurigo. Insieme ad altri fa parte del gruppo giovani del Comites, il Comitato degli Italiani residenti all’estero, autentico punto di riferimento per i connazionali in Svizzera.

“Eppure il Governo di Roma ci ha tagliato i fondi quest’anno”, mi spiega Giangi Cretti direttore della Rivista della Camera di Commercio di Zurigo. Gli dico che in Italia non ne ha parlato nessuno e lui risponde: “Lo so benissimo, mentre qui tutti i giorni ci sono manifestazioni di protesta davanti ai vari consolati. Anzi è venuto il sottosegretario Mantica e ci ha detto che questo è solo l’antipasto”. Quei fondi servono per finanziare attività scolastiche e, vi assicuro, che a Casa Italia non ci sono sprechi e anche ogni piccola spesa viene minuziosamente controllata. Ma a quanto ammontano i tagli? “Circa 30 milioni di euro”, risponde Cretti. Una cifra irrisoria. Ma invece di tagliare sugli stipendi dei parlamentari si pensa a ridurre la scuola italiana fuori dai confini. Nonostante tutto, continuano ad essere fieri dell’Italia e chi li ha conosciuti si è sentito, per una volta nella vita, orgoglioso di essere italiano. Per farlo è bastato andare all’estero.

Articolo originale sul BloGiornale di Gabriele Mastellarini"

Berlusconi ha dichiarato al fisco dieci volte in meno nel 2007 rispetto al 2006 | Italia dall'Estero

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Berlusconi ha dichiarato al fisco dieci volte in meno nel 2007 rispetto al 2006

Pubblicato lunedì 23 marzo 2009 in Spagna

[El Paìs]

Il magnate ha guadagnato 14 milioni rispetto ai 139 milioni dell’anno precedente

Nel 2007 Silvio Berlusconi, primo ministro italiano, ha dichiarato 14,5 milioni di euro al fisco italiano, quasi dieci volte in meno rispetto al 2006, anno in cui registrò un patrimonio di 139.245.570 euro. L’enorme differenza rappresenta la maggiore sorpresa delle dichiarazioni di reddito dei quasi mille parlamentari italiani, pubblicate ieri. Nel 2005, il reddito del Cavaliere era di 28 milioni. Interrogato su questa differenza Marco Ventura, portavoce del primo ministro per la stampa estera, non ha saputo spiegarne il motivo.

Nonostante ciò Berlusconi, che ha pagato un’imposta lorda di 6,2 milioni di euro, continua ad essere di gran lunga il leader politico più ricco. A seguire c’è Walter Veltroni, capo dell’opposizione e leader del Partito Democratico fino al mese scorso. Veltroni, scrittore di successo, ha dichiarato 477.788 euro, mentre il suo successore, Dario Franceschini, non arriva alla metà, 220.419.

Il leader “più povero” della Camera, con 105.633 euro, è Gianfranco Fini, della estinta Alleanza Nazionale. Tra gli altri capigruppo, il democristiano Pier Ferdinando Casini (142.130 euro), supera di poco quello della Lega Nord Umberto Bossi (134.450 euro). L’ex giudice Antonio di Pietro (Italia dei Valori), dichiara 218.000 euro.

Al Senato il più ricco è l’oncologo Umberto Veronesi, con un reddito di 1,6 milioni, 19 terreni e una Jaguar. Tra gli attuali ministri, il più benestante è quello dell’Economia Giulio Tremonti: più di 4,5 milioni di euro.

Case, automobili e barche

La dichiarazione di Berlusconi è stata accolta dalle pagine web con ironiche collette titolate “Povero Silvio” (in italiano nel testo, N.d.T.). La gran parte del suo patrimonio immobiliare si trova a Milano, cinque appartamenti e due garages. Inoltre, confessa di essere proprietario di un terreno ad Antigua (Caraibi), di una Mercedes 600, di un’Audi A6 e di tre barche.

Per quanto riguarda le partecipazioni, il Cavaliere possiede 5.174.000 azioni di Dolcedrago (che amministra i suoi grandi possedimenti, dalla villa di Arcore e Macherio a quelle in Sardegna e a Roma), 4,2 milioni di titoli della Fininvest (il gruppo mediatico-editoriale-calcistico), e quasi nove milioni di azioni delle società proprietarie di Fininvest, chiamate Holding Italiana Prima, Holding Italiana Seconda, Holding Italiana Terza e Holding Italiana Ottava.

[Articolo originale di MIGUEL MORA]


Italia dall'Estero

Vedi Napoli e poi vivi

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Una dimostrazione senza precedenti: 150.000 persone manifestano nella città italiana contro la mafia

Roma - Quando dal palco degli oratori ha iniziato a parlare Alessandra Clemente, su Piazza del Plebiscito a Napoli è calato il silenzio. “Benvenuti nella mia città” ha detto la ragazza sabato alle decine di migliaia di persone presenti. “Mia madre era Silvia Ruotolo. Quando la camorra l’ha uccisa, nel 1997, aveva solo 39 anni. E’ stato un assassinio folle, criminale, senza alcuna logica”. La madre aveva avuto la sfortuna di incappare in una sparatoria mentre rientrava a casa. “Vorremmo eliminare la rabbia, ma è impossibile. Però possiamo trasformarla in impegno, perché abbiamo il dovere di credere che le cose possano cambiare.”

Normalmente, negli ultimi anni, Napoli ha fatto parlare di sé come città della mafia, dei rifiuti e della miseria. Questo fine settimana invece si è presentata come città della speranza. Circa 150.000 persone provenienti da tutta Italia e da molti altri Paesi si sono riuniti sul Golfo, ai piedi del Vesuvio, in una delle più imponenti manifestazioni anti-mafia che l’Italia abbia mai visto. 30.000 erano solo gli studenti di 1500 scuole della Campania, regione messa in ginocchio dalla mafia, poi c’erano centinaia di parenti delle vittime, politici di sinistra e di destra, generali dei Carabinieri, semplici poliziotti, avvocati, scrittori, intellettuali. Molti hanno portato con sé le foto di quelli che sono morti. Altri si sono appesi dei cartelli al collo con scritto: “La camorra non serve a niente”.

Quest’anno l’organizzazione anti-mafia “Libera” di don Luigi Ciotti aveva scelto Napoli per ricordare le vittime della criminalità organizzata. Perché questo è il regno dei clan di camorra che si fanno la guerra tra loro lasciando sul terreno decine di morti ogni anno, che estorcono il pizzo per la protezione alla maggior parte dei negozianti, che si infiltrano nel mondo politico e amministrativo, che mettono insieme un bottino enorme sfruttando il traffico di droga, i prodotti contraffatti, la corruzione nel settore edile, il traffico di armi e lo smaltimento illegale dei rifiuti. La camorra è una delle più potenti e pericolose organizzazioni criminali in Italia, insieme alla ‘ndrangheta in Calabria, a Cosa Nostra in Sicilia e alla Sacra Corona Unita in Puglia. Secondo la Commissione parlamentare anti-mafia, che ha sede a Roma, le quattro organizzazioni hanno un giro d’affari di almeno 100 miliardi di euro all’anno. In questo periodo i clan approfittano anche della crisi economica generale e della scarsità di capitali, sfruttandole come occasioni per riciclare il denaro sporco.

La manifestazione di Napoli si è trasformata in un fortissimo “No” contro questo mondo sommerso. I partecipanti hanno sfilato per ore fino a raggiungere il luogo di ritrovo, piazza del Plebiscito. Qui don Ciotti si è rivolto ai mafiosi: “Fermatevi, ma che vita è la vostra? Ne vale la pena? Vivete in clandestinità o in carcere e se avete dei beni, prima o poi noi ve li confischiamo tutti, ve li portiamo via tutti.” Al termine, diversi oratori hanno letto ad alta voce i nomi delle 900 vittime di mafia, tra cui sacerdoti, imprenditori, poliziotti, politici, sindacalisti, giornalisti, ma anche donne e bambini capitati per caso sotto il tiro della camorra.

Tra le persone che hanno letto i nomi delle vittime è comparso, inaspettato, anche lo scrittore Roberto Saviano. Dalla pubblicazione del suo bestseller “Gomorra” vive nascosto, sotto costante scorta di polizia. Da tre anni non rientrava nella sua città, Napoli. Ha definito la grande manifestazione proprio nel cuore del terrirorio della camorra “un evento epocale”. Lo stesso hanno pensato molti dei manifestanti anti-mafia. “Vede tutti questi ragazzi? Loro sono il futuro dell’Italia”, ha detto un uomo dalla lunga barba bianca che è arrivato con la sua famiglia. Ma Alessandra Clemente, figlia della donna uccisa dalla camorra, ha detto che oggi, finalmente, può dire: “Grazie, Napoli”.

[Articolo originale di Stefan Ulrich]

[Italia dall'Estero]



Vedi Napoli e poi vivi

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